The video installation ‘The Loss of A Stable Horizon’ tells the story of the Acqua Granda of November 2019 through texts and videos scraped from social media. The video maintains a relatively slow pace and sidetracks the portrayed event from its dramatisation in the news. Its tempo defies the rapid sharing of videos via social media, turning the footage into an essential element of history in the quickly evolving future of Venice. Alongside the footage shot by the Venetians during the flood and its aftermath, text messages pop up on the screen warning about every increase in the height of the tide level. Next to the back-and-forth exchange of essential informational texts, the messages also develop a more profound nature: the texts become more focused on practical questions and contain worries and statements of fear. Despair seems to take the upper hand, but eventually calmness, sobriety and resilience shines through. As bystanders we quickly realise, this is not the first the Venetians lived through this and it probably won’t be the last time. The social media footage of Venice during the flood is alternated with self shot images. Those images provide a more known view of the city, which remind ourselves of its big walls and high ceilings, as if it already functions as a bygone bastion within the memorial. With some shots filmed from the vaporetto, the water and its reflection becomes even more magnified and meaningful as we see with the image of the fortesque Palazzo Ducale. It slightly goes up and down as a hesitant ship. In the light of the event, the ubiquity of water reveals its versatile character in the city. The soundtrack is initiated with sound from the recordings together with the sirens that are continuously alarming the city during the floods. In the subsequent parts, the soundtrack continues to follow the rhythm of the events and accommodates the images with a fitting balance in its textures. The title of the video doesn’t only refer to the circulating stereotype of Venice as a city wobbling on its foundations, but it also implies a mental mourning process, held in the ongoing grip of uncertainty. As Gabriella Traviglia described the night so vividly to me: The “calli” were no longer “calli”. They were canals. Honestly, if I hadn't known that they were normally streets, I would have said that everything looked very natural, except that we had just thrown ourselves into a canal. At that point the street lamps started acting weird and we found ourselves in the dark, soaked to the hips and adrenaline pumping. In the middle of a blackout, we wondered if we weren't like the stupid characters in a horror movie who decide to go into the basement.
Margarita Maximova (°1990) is a video artist currently living and working in Berlin. She has widely exhibited in galleries, museums, off-spaces and media festivals. In her most recent body of work she analyses psychological and emotional concepts concerning the use of language in the digital era.
Questa video installazione racconta la storia dell’Acqua Granda del novembre 2019 attraverso testi e video recuperati dai social media. Il video mantiene un ritmo relativamente lento e segue la rappresentazione dell’evento attraverso la sua drammatizzazione nelle notizie. Il suo ritmo contrasta con la rapida condivisione dei video attraverso i social media, trasformando il filmato in un elemento essenziale della storia nel futuro in rapida evoluzione di Venezia. Accanto ai filmati girati dai veneziani durante l’alluvione e il suo seguito, sullo schermo appaiono messaggi di testo che avvertono di ogni aumento del livello della marea. Insieme allo scambio reciproco di testi di informazioni essenziali, i messaggi sviluppano anche una natura più profonda: i testi diventano più focalizzati su questioni pratiche e comprendono preoccupazioni e dichiarazioni di paura. La disperazione sembra prendere il sopravvento, ma alla fine la calma, la sobrietà e la resilienza hanno il sopravvento. Come spettatori ci rendiamo subito conto che non è la prima volta che i veneziani vivono questa situazione e probabilmente non sarà l’ultima. Le riprese sui social media di Venezia durante l’alluvione si alternano ai selfie. Queste immagini forniscono una visione più nota della città, che ci ricordano le sue grandi mura e i suoi alti soffitti, come se funzionasse già come un baluardo passato all’interno del proprio memoriale. Con alcune inquadrature riprese dal vaporetto, l’acqua e il suo riflesso diventano ancora più amplificati e significativi come vediamo con l’immagine dell’imponente Palazzo Ducale. Ondeggia leggermente su e giù come una nave esitante. Alla luce dell’evento, l’ubiquità dell’acqua rivela il suo carattere versatile nella città. La colonna sonora inizia con il suono delle registrazioni insieme alle sirene che risuonano continuamente in città durante le inondazioni. Nelle parti successive, la colonna sonora continua a seguire il ritmo degli eventi collocando le immagini con un giusto equilibrio nelle sue trame. Il titolo del video non si riferisce solo allo stereotipo circolante di Venezia come una città che sprofonda sulle sue fondamenta, ma implica anche un processo di lutto mentale, tenuto nella morsa continua dell’incertezza. Come Gabriella Traviglia mi ha descritto quella notte in modo così vivido: “Le “calli” (strade) non erano più “calli”. Erano canali. Onestamente, se non avessi saputo che erano strade normali, avrei detto che tutto sembrava molto naturale, tranne che ci eravamo appena buttati in un canale. A quel punto i lampioni hanno iniziato a comportarsi in modo strano e ci siamo trovati al buio, bagnati fino ai fianchi e con l’adrenalina a mille. Nel bel mezzo di un blackout, ci siamo chiesti se non fossimo come gli stupidi personaggi di un film horror che decidono di andare in cantina.”
Margarita Maximova (classe 1990) è una video artista che attualmente vive e lavora a Berlino. Ha esposto in numerose gallerie, musei, spazi off e media festival. La sua attuale ricerca analizza concetti psicologici ed emotivi riguardanti l’uso del linguaggio nell’era digitale.